La pelle del veneziano

Agosto 1571: durante una delle guerre, ricorrenti nei secoli, tra Sublime Porta di Costantinopoli, l’Impero Ottomano, e la Repubblica Serenissima di Venezia, la cittadina fortificata di Famagosta sull’isola di Cipro, assediata dai turchi, dopo molti mesi si arrende all’invasore. Il pascià Kara Mustafà, il comandante turco, tradisce però la promessa di salvare la vita agli avversari e sottopone il governatore dogale Marcantonio Bragadin ad una delle peggiori sevizie registrate dalla Storia. In forma saggistico-narrativa, il libro ricostruisce la vicenda, ma soprattutto riporta il dialogo tra i due combattenti che definisce la loro opposta concezione del mondo.

Io ho bisogno di essere fedele ai principi, di essere ricordato, di essere temuto da chi mi odia, e amato dai miei. Se, al posto di un esempio vivente, di un individuo eccellente, fossi soltanto uno qualunque, cesserei di esistere per davvero. E così è per molta parte dell’Umanità. La strada che tu indichi, quella del ritorno alla linfa vitale primitiva, tra centinaia di anni, dopo lotte infinite, forse potrà essere vincente, quella da dovere imboccare, ma per adesso l’Uomo non può ancora accettare di intraprenderla. Noi tutti siamo troppo selvatici per non credere di essere tanto civilizzati da dovere imporre con la violenza la nostra visione agli altri. Perciò, in questa epoca crudele, dobbiamo insistere sullo stesso percorso. Tradendo, per non essere dimenticati. Straziando un disgraziato Marcantonio Bragadin perché il modo osceno della sua morte non faccia cadere nell’oblio il volto di chi l’ha assassinato.
C’è ancora bisogno di insegnamenti, mio signore. Le masse avvertono urgere dentro il desiderio di infamia. Per essere rassicurate sulla propria ragione di esistere all’interno dei grandi regni, delle immense adunate di Umanità che seguono ciecamente una bandiera.

Massimo Trifirò è nato e vive a Lecco, della quale è Cittadino Benemerito. È lo scrittore che ha dedicato più pagine di narrativa alla sua città. È laureato in Scienze Politiche con specializzazione in Storia. Fin da giovane è stato attratto dalla scrittura, alla quale si è costantemente dedicato durante tutta la sua vita.
Ha collaborato a giornali nazionali, regionali e locali, nonché a riviste nazionali. Oltre che di numerosi interventi sui periodici, è autore di decine di libri di diversa categoria: antologie di racconti, romanzi di spionaggio, comici e di genere fantastico, biografie religiose, studi evangelici, rievocazioni storiche in forma saggistico-narrativa, dialoghi filosofici, raccolte di aforismi, antologie poetiche, libri di satira politica a fumetti.
Le sue opere più importanti sono una rivisitazione de “I promessi sposi” di Alessandro Manzoni (“Il manoscritto graffiato”, 2010) e un romanzo-saggio sulla Passione di Cristo (“Gulgalta”, 2018). 

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